In occasione delle celebrazioni che si svolgono durante la Settimana Santa, ed in particolare il Venerdì Santo, la musica riveste un ruolo di primo piano. Infatti, in questa occasione, la banda assume quel ruolo di protagonista assoluta, scandendo i ritmi e le emozioni delle lentissime processioni che accompagnano le statue e le effigi dei Misteri.
Nel silenzio dei paesi ammutoliti e ripiegati sul dolore della vicenda cristiana si eleva il canto straziato dei filicorni, lo squillo potente delle trombe che ricorda il giorno del Giudizio Finale, il lugubre lamento dei clarinetti, l’incedere regolare e terribile dei bassi, il tutto scandito dall’incessante risuonare dei colpi della cassa e del tamburo.
Nel silenzio dei paesi ammutoliti e ripiegati sul dolore della vicenda cristiana si eleva il canto straziato dei filicorni, lo squillo potente delle trombe che ricorda il giorno del Giudizio Finale, il lugubre lamento dei clarinetti, l’incedere regolare e terribile dei bassi, il tutto scandito dall’incessante risuonare dei colpi della cassa e del tamburo.
La forma musicale che ha saputo esprimere il compianto della Passione in ogni sua possibilità espressiva è sicuramente la marcia funebre, che ha ereditato e rielaborato una tradizione millenaria di canto luttuoso. Nel repertorio di marce funebri della Settimana Santa, ed in particolare quelle che oramai fanno parte della memoria storica di intere generazioni, ricordiamo brani celebri come la Marcia Funebre della sonata n.2 op 35 di Frydrych Chopin, Jone di Enrico Petrella, Una lagrima sulla tomba di mia madre di Alberto Vella, Pianto Eterno di Pasquale Quatrano e tante altre.
Nel momento della rievocazione della Passione e della Morte di Cristo l’intera collettività si ripiega su se stessa in un processo di spontanea identificazione tra vicenda sacra e vicenda personale. Il dolore della Madonna è vissuto ed interiorizzato da ogni madre privata dell’affetto del suo figlio, ed ogni figlio rivive lo strazio dell’allontanamento dai suoi cari genitori. Ed è la musica che conduce passo dopo passo, con i suoi toni lugubri e disperati, sordi e malinconici, ogni individuo lungo questa via crucis dell’anima, che è percorso nel dolore, nella memoria, nella contrizione, nel pentimento del singolo uomo.
La marcia funebre si rivela, in questo modo, non strumento accessorio ma parte integrante del rito nella sua complessità.
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- Testo tratto dal sito Arciconfraternita di Santa Monica.
- Foto tratte dal sito La mia Settimana Santa.